Storia della Capoeira


"Il negro nacque per essere libero.
La capoeira nacque dal desiderio della libertà.
La storia e la cultura di un popolo stanno unite ai misteri e alla magia.
Bahia, terra madre della capoeira.
Bahia dell'acarajè.
Bahia di Mestre Pastinha.
Bahia del Candomblè".


ORIGINI
Originata circa 500 anni fa . La Capoeira, è una forma di autodifesa senza contatto espressa in forma di danza. Nata in Brasile fra le comunità di schiavi neri costretti a lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero. Incatenati ai polsi nelle loro capanne essi inventarono una lotta, (particolarmente incentrata sulla forza e l'agilità delle gambe che vengono, in certi movimenti, come "lanciate" e fatte roteare nell'aria) per difendersi dai soprusi dei padroni e per fuggire verso la libertà. 
Gli elementi di danza (samba) e musica (percussioni e birimbao) contenuti nella Capoeira, vengono inseriti dagli schiavi probabilmente per mascherare le proprie intenzioni, ma sono tutt'oggi parte integrante della disciplina. Dopo aver formato un cerchio (la roda) in cui tutti suonano e cantano col Birimbao (tipico strumento a corde), si dà inizio al confronto (chiamato "gioco") tra i primi due lottatori-danzatori. 
Si tratta, inoltre, di una spettacolare forma acrobatica di ginnastica.
Quando arrivarono in Brasile, nel 1500, i portoghesi non ebbero la minima idea dei problemi che avrebbero incontrato nel futuro, tanto era vasto il territorio scoperto. I colonizzatori erano quantitativamente pochi e fisicamente impotenti di fronte al grande lavoro, gli indios erano insofferenti al lavoro, soprattutto quello disciplinato e reagivano a qualunque tentativo di essere schiavizzati.


Le piantagioni di canna da zucchero, di cotone, di caffè e di tabacco, erano enormi e l'esigenza di manodopera era un dato di fatto, così "l'unico" rimedio per la soluzione del problema i portoghesi lo trovarono con l'importazione e schiavizzazione dei negri africani. Un dubbio, dice Waldeloir Rêgo - il più famoso conoscitore della capoeira - rimane ancora insoluto: quando arrivarono i primi schiavi? 
Venivano dall'Angola? 
Portarono di là la capoeira o la inventarono in Brasile? 
Poche sono le informazioni storiche precise, così come sono deficitarie tutte quelle che riguardano gli strumenti e la musica in Brasile tra il XVI e il XVII secolo. 
Infelicemente, continua a raccontare Waldeloir Rêgo, il Consigliere Ruy Barbosa ci rese un cattivissimo servizio, facendo distruggere tutta la documentazione che si riferiva alla schiavitù negra in Brasile. 
Lo fece quando era Ministro delle Finanze nel governo discrezionale del generale Déodoro da Fonseca. 
Era il 15 dicembre del 1890! Due furono i grandi gruppi di tribù africane arrivati in Brasile; identificati per ceppo linguistico essi sono: sudanesi e bantu. I sudanesi, provenivano principalmente dal golfo della Guinea, nell'Africa Occidentale. 
Quelli più importanti, sia per la maggior quantità, sia per la loro cultura, furono i Nagô o Yoruba dalla Nigeria e i Gêgê (Ewe), dal Dahomey (oggi repubblica del Benin), che formarono in Brasile un ordine religioso negro chiamato Gêgê-Nagô. 
I bantu venivano dal Congo, dall'Angola e dal Mozambico (Africa Orientale). La tendenza degli storici africanisti sembra quella di pensare che i primi negri che arrivarono in Brasile provenissero dall'Angola. 
Gli stessi anziani capoeristi utilizzano il termine Capoeira Angola nelle occasioni in cui ci tengono a differenziarla dalla Capoeira Regional. L'attendibilissimo Rêgo afferma: anche se queste considerazioni portarono a credere che la capoeira sia stata portata in Brasile dai negri angolani, in realtà non ci sono notizie concrete su questo argomento. 
Gli stessi africani, una volta liberi, tornati nel loro Paese d'origine, si portarono con sé tante cose inventate da loro stessi o assimilate dagli indios e dai portoghesi. 
Nel caso specifico della capoeira tutto fa pensare che sia una invenzione degli africani in Brasile, sviluppata dai loro discendenti afro-brasiliani. 
Non mancano altre versioni. Câmara Cascudo dice che esiste in Angola la capoeira brasiliana come un tipo di cerimonia di iniziazione, aspetto che perdette in Brasile.

Lamartire P. da Costa afferma che nella fase iniziale deve essere stata una specie di danza rituale, poichè ancora oggi, a Bahia, si osserva l'unione della lotta libera (Capoeiragem) con credenze, cerimonie e canti feticisti. Oneyda Alvarenga a proposito della musica impiegata nella capoeira dice che la sua forza dinamica consiste essenzialmente nell'aumento continuo dell'intensità del ritmo e che i canti assomigliano a quelli dei riti feticisti per la ripetizione esasperante di una breve melodia, estremamente adatta a condurre a stati di agitazione. Infine Mestre Pastinha d'accordo con la versione più popolare diceva: "i negri africani, nel Brasile coloniale, erano schiavi e in quella condizione tanto disumana non era consentito loro ne' l'uso di qualsiasi specie di arma ne' la pratica di mezzi di difesa personale. Fu così che si vide in tale circostanza la capoeira, impedita nel suo sviluppo, praticata di nascosto o mascherata cautamente con danza e musica della terra natale".

Cos'è in sostanza la capoeira? 
È un mezzo di difesa e di attacco che possiede grandi risorse, grazie alla forza muscolare, flessibilità delle articolazioni e straordinaria rapidità dei movimenti. 
Tanto nella difesa, come nell'attacco, impiega le mani, i piedi e la testa. I colpi pericolosi sono sferrati con i piedi e possono essere mortali. 
Nelle dimostrazioni, la capoeira assomiglia a una graziosa danza, dove il dondolamento malizioso mostra la straordinaria flessibilità dei capoeristi. 


ORIGINE DEL NOME CAPOEIRA 
Tanto per cambiare anche l'origine del nome capoeira non è del tutto certa e priva di polemiche. Waldeloir Rêgo riferisce che il termine capoeira fu registrato per la prima volta nel 1712 da Rafael Bluteau, seguito da Moraes nel 1813 nella seconda ed ultima edizione che pubblicò in vita della sua opera. Dopo di questo, si entrò nel terreno della polemica. 
Per altri la parola capoeira apparì negli scritti storici relativi alla Guerra aos Quilombos dos Palmares. In questa epoca, XVII secolo, gli schiavi africani erano costretti a vivere nelle cosiddette "Sem-alas", i grandi e miseri dormitori sotterranei, bui e senza mura (sem = senza, ala = lato di muro) divisorie, dopo lunghe ore di lavoro nelle piantagioni.
È evidente che gli schiavi avessero come unica aspirazione quella di fuggire. Approfittando della confusione generata dall'invasione olandese, migliaia di schiavi scapparono dalle fazende per nascondersi nella foresta vergine, riunendosi in villaggi che presero il nome di Quilombos. Il villaggio di Palmares, probabilmente collocato nello Stato nordestino Alagoas, trasformatosi in fortino, rimase celebre per il valore dei suoi abitanti nelle lotte sostenute contro gli armati che volevano distruggerlo. Fondato nel 1610, il primo Quilombos di Palmares fu distrutto nel 1695 dopo un assedio di 5 anni e 9000 soldati impiegati.
La storia dei Quilombos dos Palmares è legata al personaggio di Zumbì (ultimo re di Palmares). 
Fu non solo un simbolo per la razza negra, è un simbolo per la razza negra, è un simbolo brasiliano alla resistenza alla dominazione. Zumbì in lingua Ewe/Fon vuol dire immortale, morto-vivo etc. 
Secondo alcuni i capoeiras erano i guerrieri dei Capões ovvero gli uomini che si nascondevano nella boscaglia (mato/a) ed uscivano per affrontare i Capitães-do-mato (le guardie a cavallo a servizio dei padroni che erano incaricate di catturare gli schiavi fuggitivi). Semanticamente parlando, afferma Rêgo, esistono oltre 30 svariate accezioni del vocabolo capoeira. Facendo riferimento al Dizionario Completo Portoghese (Brasiliano) di Vincenzo Spinelli e Mario Casanta, edito da Hoepli di Milano nel 1990, è possibile ritrovare facilmente una serie di definizioni riguardo alla parola capoeira e sue varianti. Mi sembrano interessanti non tanto per la loro profonda attendibilità storica, ma perchè evidenziano la complessità dell'argomento.

Caà-puêra in lingua tupi sta ad indicare boscaglia (caà) che finì di esistere (puêra). Molto più veritiera sembra essere la parola sempre tupi co-puêra, vale a dire campagna (co) abbandonata; la stessa campagna (roça) che una volta lasciata al suo destino si riempie di vegetazione spontanea e si trasforma in boscaglia (mato). L'incontro di razze e le problematiche linguistiche hanno fatto il resto, per esempio trasformando la o in a. 
Oggi (vedi dizionario menzionato) per capoeira, al femminile si intende foresta vergine che si abbatte per ricavarne legna o per trarne terreno per le coltivazioni; capoeirão, maschile accrescitivo vuol dire folta boscaglia; capoeiro-a, che è stato o che dovrà essere tagliato-a, riferito a boscaglia; capuão, maschile in lingua tupi sta ad indicare un boschetto; capoeira sempre al femminile vuol dire pollaio e capão ladro di galline; capoeira in Brasile è anche un uccello (odontophorus capoeira) chiamato anche uru. Capoeira al maschile vuol dire teppista, malvivente, e capoeiragem al femminile è una lotta libera praticata dalla malavita brasiliana. 
Un'altra parola interessante è biribà, si tratta di un tipo di albero della famiglia delle anonacee, il cui legno viene utilizzato anche per la costruzione dei berimbau, ma biriba (senza accento), nel Brasile del sud vuol dire campagnolo e come aggettivo, sospettoso-diffidente. E' curioso come da queste numerose e contraddittorie definizioni, venga fuori il profilo di chi pratica la capoeira: Agile come un uccello, sospettoso come chi nascosto tra gli arbusti della campagna è in attesa di acciuffare lo scaltro ladro di galline, libero. 
È certo che oggi nel linguaggio comune, la capoeira è un termine che sta ad indicare un tipo di danza-lotta e capoerista è il lottatore di capoeira.


CAPOEIRA E CASO DE POLICIA

La capoeira nel XIX secolo ebbe un periodo piuttosto travagliato, diventò un "caso de Policia" - caso di Polizia -, soprattutto a Rio de Janeiro, Salvador-Bahia e a Recife. In quel tempo molti capoeiras erano motivo di terrore, molti di loro erano schedati negli archivi della Polizia. 
Erano individui dal brutto carattere che utilizzavano la capoeira per dare sfogo all'istinto aggressivo. Erano veri professionisti del crimine ed è proprio in questo periodo che il nome capoeira venne associato a quelli di provocatore e delinquente. Iniziò così un lungo periodo di repressione da parte della Polizia che durò fino alla fine del XIX secolo. Il capoeira (capoerista) si distingueva facilmente per il suo modo di vestire e per come si atteggiava. Melo Morais Junior descriveva così il capoeira di Rio de Janeiro: "calzoni ampi, giacca a sacco sbottonata, camicia colorata, cravatta di panno con anello scorrevole, corpetto a fascia, scarpette a punta stretta, cappello di feltro. Il suo incedere è sciolto ed oscillante e nella conversazione coi compagni o con gli estranei mantiene le distanze, quasi fosse sempre in posizione di difesa" Il cappello di feltro poteva diventare, in assenza di armi, uno strumento di difesa (schiacciato longitudinalmente). 
Ma i capoeiras si servivano anche di bastoni o di lametta da rasoi che trattenuta tra alluce e il primo dito, diventava un'arma pericolosissima. 
Prima che si incominciassero a formare le prime scuole (Academiàs), inizio XX secolo, i punti di incontro dei capoeiras erano luoghi-rioni dove gli scaricatori aspettavano un impiego. 
A Bahia quasi tutti gli schiavi dopo la liberazione, non gradendo il lavoro dei campiche che già facevano, vivevano alla giornata (ganhadores). Sembra che a loro appartenessero grandi capoeristi. Questi punti di incontro si chiamavano "canto" - letteralmente angolo -, ogni cantos aveva un capo chiamato a Bahia "capitão" mentre a Recife i gruppi avevano il nome di "companhias" ed il capo di "governador" (Kay Shaffer). Le misure adottate dalla polizia fino al principio del secolo attuale per reprimerli si rivelarono impotenti. Sembra che la guerra del Brasile con il Paraguay (1865-1869) abbia segnato la fine delle loro violenze: per eliminarli infatti, il Governo di Bahia mandò a combattere un buon numero di capoeiras, molti per spontanea volontà e moltissimi altri costretti... volontariamente (Manuel Querino). Come ci racconta O. Alvarenga anche i bianchi praticavano questa lotta sia come sistema di difesa, sia come metodo di convincimento per dirottare le votazioni alle elezioni. Anche il clero non disprezzava la capoeira, ci sono stati esempi di frati che utilizzarono colpi di gambe e di testa durante le processioni per allontanare i provocatori. Con il passare degli anni la lotta africana ha incontrato nel meticcio della razza colonizzatrice il suo esecutore ideale: magro e muscoloso, più basso del negro e più astuto del portoghese, il mulatto assimilò la capoeira a suo modo trasformandola in una notevole lotta acrobatica (L. P. da Costa).

LA CAPOEIRA NELL'ATTUALITÀ
Ben diversa è la situazione attuale del capoerista e della capoeira. Bisogna arrivare al 1930, anno in cui la capoeira venne liberalizzata ed entrò a far parte del folclore nazionale. 
Grazie a personaggi come Mestre Pastinha, Mestre Bimba e pochi altri, è stata recuperata l'immagine del capoerista e la capoeira è stata inserita come modalità sportiva. Oggi è facile incontrare atleti-discepoli di tutte le età e classi sociali; ci sono anche donne che la praticano. 
Il capoerista non è più visto come un provocatore, ma come uno sportivo. 
Il capoerista deve essere calmo, tranquillo e calcolatore, la capoeira esige da parte sua un certo misticismo, lealtà con i compagni nel gioco ed obbedienza assoluta alle regole.

LE SCUOLE (AS ACADEMÍAS)
La relazione maestro-discepolo (Mestre-discìpulos) era già stabilita in maniera chiara verso la fine del XX secolo. In quel periodo non esistevano strutture formali. Il capoerista sceglieva i suoi alunni a caso, per esempio un bambino gracile o uno che avesse delle caratteristiche tali da attirare la sua attenzione. Le lezioni si tenevano generalmente nei fine settimana, nei punti di incontro dei capoeristi. In questa epoca, i capoeristi già ricevevano il titolo di Mestre dai loro alunni. 
A Bahia esistono diversi tipi di capoeira che differiscono apparentemente tra loro solo per piccoli particolari. 
Le più famose sono Capoeira Angola e Capoeira Regional
La prima Academìa di capoeira a Bahia fu aperta nel 1932 dal Mestre Bimba, che unì la Capoeira Angola a tecniche di altre lotte, stabilendo quello che egli chiamò Capoeira Regional. Successivamente nacquero altre scuole come quella del Mestre Pastinha, "O Centro Esportivo de Capoeira Angola", nel 1941. Oggi gli alunni pagano una mensilità, hanno un orario ed un programma stabilito e fanno riferimento all'autorità del Mestre, a cui ci si rivolge sempre con rispetto. Le scuole si sorreggono economicamente tramite l'insegnamento e la produzione di spettacoli. E' infatti facile oggi imbattersi in spettacoli di capoeira a scopo turistico in piazze, ristoranti e clubs. Ormai è diventata famosa in tutto il mondo grazie anche alla sua apparizione in teatro, cinema e televisione. I MAESTRI (OS MESTRES) Esiste oggi in tutte le parti del Brasile, un numero molto grande di maestri di capoeira. Quelli più famosi sono: Mestre Pastinha, Mestre Bimba, Mestre Waldemar, Mestre Canjiquinha, Mestre Caiçara, Mestre Joao Pequeno, Mestre Joao Grande e Mestre Eziquiel


MESTRE BIMBA (Manuel dos Reis Machado), nato a Salvador-Bahia il 23 novembre del 1900, in Rua do Engenho Velho, nella parrocchia del quartiere di Brotas. Il padre, Luìs Cândido Machado, fu campione di batuques (batuque o batuque-boi, ormai in estinzione, è una variante della capoeira vera e propria per il fatto che i suoi colpi vengono assestati esclusivamente con le gambe; tutta l'attenzione dei lottatori si concentra nello stare in piedi, poichè chi cade viene dichiarato perdente). 
Questa variante deve essere tanto vecchia quanto l'altra che ha avuto maggior sviluppo e diffusione (O. Alvarenga). Mestre Bimba iniziò ad apprendere la capoeira da un maestro africano di nome Bentinho. Capitano di Navigazione bahiana, nel 1932 a Bahia, proprio nella via dove nacque, fondò la prima Academìa di capoeira, creando un metodo proprio conosciuto come Capoeira Regional.

MESTRE PASTINHA (Vicente Ferreira Pastinha) è nato a Salvador-Bahia il 5 di aprile del 1889. A 10 anni iniziò ad apprendere la capoeira con il Mestre Benedito, un negro naturale venuto dall'Angola. Nel 1941 aprì la sua scuola "O Centro Esportivo de Capoeira Angola", nel quartiere del Pelourinho. 
È riconosciuto come il legittimo rappresentante della capoeira Angola, dal momento che egli trasmise il suo insegnamento con la purezza iniziale, fedele a quella trasmessa dal suo maestro africano, senza introdurvi mai altri metodi di lotta. Scrisse il primo libro sulla Capoeira Angola nel 1964. Fu molto amico dello scrittore bahiano Jorge Amado. 
Ebbe tuttavia una vita molto travagliata. Nel 1968, cieco e con una pensione piccolissima, venne sfrattato dalla sua casa, sede della scuola ridotta in stato di decadenza ed il dipartimento del Patrimonio Historico da Cidade do Salvador, al suo posto, ci fece un ristorante. Morì il 13 novembre del 1981, proprio quando il potere pubblico assumeva la conoscenza del riconoscimento della capoeira come fenomeno culturale.

MESTRE WALDEMAR (Waldemar da Paixão) è nato a Salvador Bahia il 22 febbraio del 1916. È conosciuto per la sua validità come capoerista, per il suo vasto repertorio di canti e per essere stato il primo ad iniziare la vendita e a decorare il berimbau.

MESTRE CANJINQUINHA (Washington Bruno da Silva) è nato a Salvador-Bahia il 25 settembre del 1925. Iniziò a 11 anni a studiare capoeira con il famoso capoerista Aberrê. Iniziò a suonare il berimbau e a cantare la capoeira con Zeca do Paraguay. 
Il suo repertorio di canti, di molti dei quali è autore, è praticamente il più vasto. Mestre Canjinquinha fu un grande intrattenitore ed improvvisatore. 
Questa dote lo rese famoso nei clubs e nel cinema. Ha sempre detestato rappresentare la capoeira nelle piazze pubbliche perchè sostiene: "questa maniera svalorizza il mio sport".

MESTRE CAIÇARA (Antonio Conceição Morais) è nato nel 1930 ed iniziò ad apprendere la capoeira con Aberrê all'età di 14 anni.
Diversamente da Mestre Canjinquinha, egli aveva l'unica scuola che partecipasse alle rappresentazioni nelle piazze pubbliche. Diceva: "È un piacere andare con il mio gruppo per collocarmi in mezzo al popolo".

MESTRE EZIQUIEL è nato nel 1945 a Salvador-Bahia ed è discepolo di Mestre Bimba. Mestre João Pequeno de Pastinha: allievo del Mestre Pastinha è continuatore del suo lavoro ed è riconosciuto dagli studiosi come una icona della cultura popolare brasiliana. Ha fondato l'Accademia di Joao Pequeno de Pastinha a Salvador Bahia. 
Mestre João Grande: uno dei due rimanenti Angoleros che furono allievi del leggendario Grande Mestre Pastinha. Per oltre 40 anni Mestre João Grande ha dedicato la sua vita alla Capoeira Angola in Brasile così come viaggiando in Africa, Europe e Nord America per promuovere questa arte. Il Grande Mestre João Grande attualmente insegna presso la sua Accademia a New York: CAPOEIRA ANGOLA CENTER OF MESTRE JOÃO GRANDE.

PRINCIPALI COLPI (GOLPES)
La capoeira utilizza un numero piuttosto vasto di colpi. Il movimento fondamentale è caratterizzato dalla "ginga" (letteralmente dondolamento), che permette, tramite un perfetto coordinamento dei movimenti, di distrarre l'avversario. I movimenti della ginga sono molto dolci, aggraziati, di grande flessibilità (molto simili a quelli di un ballerino), tanto che possono confondere la persona che non abbia familiarità con la capoeira. 
Nella ginga si incontra la straordinaria "malicia" (malizia), anch'essa ne è una caratteristica altrettanto principale. Ci sono colpi basici come l'"Au" (ruota, o meglio ancora anche se non proprio appropriatissima, ma usata nel gergo dai bambini in Brasile, significa "stella"), movimenti disorientanti come la "rasteira" (una forma di sgambetto) e movimenti traumatizzanti come la "cabeçada" (testata). I principali colpi della capoeira Angola sono: Cabeçada, Rasteira, Rabo de arraia, Chapa de frente, Chapa de costas, Meia lua e Cutilada de mão.

IL GRUPPO MUSICALE (CONJUNTO MUSICAL)
Il gruppo musicale conferisce al gioco della capoeira molta grazia, incanto e misticismo. Soprattutto marca il ritmo della esibizione (jôgo), che può essere lento o rapido. Secondo quanto è stato scritto l'accompagnamento musicale della capoeira, sin dall'inizio, fu fatto con il berimbau, l'adufe, il pandeiro, l'atabaque, il ganzà, il reco-reco, i caxixi e gli agôgô. Il berimbau è il principale ed indispensabile strumento musicale della capoeira. 
Formato da un bastone di legno che tiene in tensione un filo di metallo (un tempo di budello), ad una sua estremità è legata una zucca, aperta da un lato, che funge da cassa armonica. 
Una mano percuote il filo metallico con una bacchetta, mentre l'altra tiene in posizione l'arco musicale e sorregge una moneta o un sasso che contrapponendosi ai colpi della bacchetta crea delle interessanti variazioni ritmico-melodiche. All'occorrenza la stessa mano che tiene la bacchetta sorregge il caxixi, un cesto di vimini con una base di zucca e contenente dei semi. 
Di origini africane (ancora in Africa esistono archi musicali a lui similari con differenti nomi), il suono del berimbau nella capoeira non è solo puro abbellimento ma una forza suscettibile di aumentare le energie dei lottatori. Il berimbau non esiste solo in funzione della capoeira, è anche un fedele amico che accompagna i momenti di tristezza. I CANTI (CANTIGAS) I canti della capoeira, attingendo alla tradizione popolare, forniscono validi elementi per lo studio della vita brasiliana e sue manifestazioni, i quali possono essere visti esaminati dal punto linguistico, folclorico, etnografico e socio-storico. Le melodie utilizzate non hanno una metrica precisa, ma rispecchiano i sentimenti dell'animo dei capoeristi e della gente. 
La melodia viene cantata, un verso alla volta, da un solista a cui risponde un coro che ripete per intero il verso o l'ultima parola di questo. La tonalità dell'arrangiamento musicale, come disse Mestre Pastinha, dipende dalla voce della cantore.

Il RITMO E LE BATTUTE (TOQUES)
Normalmente il ritmo per il jôgo da capoeira viene indicato per il berimbau, può essere moderato o rapido e le battute sono piuttosto numerose. Sicuramente molte di loro devono il nome a varianti di uno specifico toque, mente altre, pur avendo nomi differenti, sono in realtà le stesse. 
Sia i Mestres che le varie Academìas, si differenziano attraverso i vari toques che utilizzano. Il più conosciuto è quello di São Bento (San Benedetto protettore dei cobra) chiamato "grande" quando il ritmo del gioco è lento e "pequeno" quando è rapido. Altri toques conosciuti sono: "Angola", generalmente lento; "Cavalaria", toque di avviso, imitando il suono degli zoccoli dei cavalli sul terreno, avvertiva nel periodo della repressione dell'arrivo della Cavalleria Militare; "Amazonas", "Idalina", "Iuna", "Apanhe laranja no chão, tico-tico" e "Samba de roda" (samba in circolo).

COME INCOMINCIA IL "JÔGO DA CAPOEIRA"
Il gruppo musicale si riunisce, il berimbau solista (chef) dà inizio alla prima battuta seguito, subito dopo, dagli strumenti ritmici. Di lì a poco, il cantante solista inizia a cantare il primo verso e gli altri componenti del gruppo gli rispondono in coro. 
A questo punto i capoeristi che fanno la dimostrazione si presentano accosciati davanti al gruppo musicale, "proprio ai piedi del berimbau", ascoltando rispettosamente il canto. 
Dopo alcuni minuti il berimbau solista indica l'inizio del jôgo, i capoeristi si baciano religiosamente e si mettono in posizione girando il corpo nella direzione dell'avversario, iniziando il "jôgo de baixo" (movimento caratteristico dove i capoeristi appoggiano le mani ed i piedi sul terreno e serpeggiano - "rasteiro" -, prestando molta attenzione - "olho vivo" - a quello che sta per fare l'avversario. Inizia il gioco vero e proprio, ad un certo momento il ritmo si ferma per dare la possibilità di cambiare i giocatori. Il ritmo accelera, il gioco si anima sempre di più, i berimbaus suonano più forte e si incrocia il dialogo tra il coro ed i suonatori, per mezzo di un altro canto, con cui viene chiesto il permesso al berimbau e di seguito viene negato. Durante il gioco la cosa più importante è quella di osservare le regole della capoeira.

I leggendari due Angoleri che furono istruiti dal leggendario Grande Mestre Pastinha. 70 anni fa il Grande Mestre Joao Pequeno inizio a giocare Capoeira. Oggi sta ancora insegnando nella sua Accademia a Salvador, Bahia. Il Grande Mestre Joao Grande celebrò l'anno scorso "50 anni di tradizione", ed ora insegna nella sua Accademia a New York City. Questa è la prima volta che insegneranno e giocheranno insiema in Europa. Non perdete questa occasione!!!. Mestre Moraes ha imparato la Capoeira Angola con Mestre Joao Grande dal 1958. E' uno dei più famosi maestri di Capoeira Angola. E' presidente e fondatore del Grupo Capoeira Angola Pelourinho (fondato nel 1980). Mestre Cobra Mansa ha imparato la Capoeira Angola con Mestre Moraes. Nel 1994 si è trasferito a Washington D.C. ed ora dirige l'International Capoeira Angola Foundation. Mestre Ciro è diventato Maestro di Capoeira Angola grazie a Mestre Joao Pequqno de Pastinha. Insegna a Salvador ed assisterà il suo Maestro nel corso dell'evento. C-Mestre Rosalvo è stato il primo angoleiro a venire ed insegnare in Europa. Nel 1993 organizzò insieme alla sua studente Susy il primo meeting internazionale di Capoeira Angola in Europa. Nel luglio 1997 ha fondato la prima accademia di Capoeira Angola, Academia Jangada.








Foto: Google Search


Chi furono e dove andarono i primi Italiani in Brasile? 
Di cosa si occuparono?
Un esempio di una famiglia italiana che con determinazione e lavoro costante raggiunse il successo. 
Il tutto in una lettura breve e veloce!

Prezzo: 
SCARICA GRATIS
Condividi su Google Plus

About diego

    Commenta con Google+
    Commenta con Facebook

0 commenti:

Posta un commento

Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta a Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti al post.